L’energia elettrica della rete si distingue in energia attiva e reattiva.
La prima è l’energia utilizzata da una serie di dispositivi domestici e convertita in altre forme di energia, ad esempio in calore, la seconda è l’energia assorbita da apparecchi e macchinari elettrici ma che non produce calore, forza o qualsiasi tipo di lavoro utile.
Nella bolletta della luce si paga il consumo di energia attiva, ovvero quella impiegata per alimentare elettrodomestici e dispositivi elettrici, tuttavia anche l’energia reattiva influisce sulla bolletta ed in alcune circostanze il cliente si ritrova a dover pagare una penale.
Per capire meglio quando si pagano le penali e se questa energia può essere eliminata dalla bolletta, dovremmo sapere in primis che gli apparecchi elettrici assorbono energia elettrica anche quando non sono in funzione.
Questo fenomeno è provocato dalle dispersioni di energia elettrica, perdite che possono danneggiare le reti elettriche causando una riduzione del livello di efficienza dell’infrastruttura elettrica. Se in ambito domestico la corrente reattiva è minima e non incide sul consumo totale dell’utenza residenziale, nel settore industriale e aziendale l’energia reattiva può essere significativa.
Ciò avviene soprattutto da parte di alcuni macchinari e attrezzature, come i motori elettrici industriali, a causa dell’induzione elettromagnetica e del relativo campo elettromagnetico generato dal dispositivo.
Per questo motivo, ad alcune utenze con un consumo eccessivo viene addebitata una penale, un costo aggiuntivo applicato quando l’energia reattiva raggiunge e/o supera una certa soglia: 33%.

Penali per l'energia reattiva
Generalmente, le penali in bolletta scattano quando l’energia reattiva raggiunge o supera il 33% dell’energia attiva (ovvero di quella realmente consumata e trasformata in calore, movimento o forza).
L’importo delle penali aumenta in proporzione quando l’energia reattiva supera il 75%.
Sono quote calcolate in base al fattore di potenza, il cui valore ottimale dovrebbe essere di 1.
Con un fattore di potenza di 1 significa che corrente e tensione sono in fase, dunque l’energia reattiva è minima e disprezzabile per il suo impatto nella rete elettrica.
Al contrario, valori inferiori a 1 del fattore di potenza mostrano la presenza di energia reattiva, con le penali che in genere scattano quando il fattore di potenza è inferiore a 0,95 (energia reattiva pari al 33% dell’energia attiva).
L’importo della penale viene stabilito da ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente.
Come ridurre l’energia reattiva e non pagare le penali in bolletta
L’energia reattiva è provocata dallo sfasamento tra la corrente elettrica e la tensione, quindi l’unico modo per ridurre o eliminare questo fenomeno è il rifasamento dell’impianto elettrico.
Si tratta di un intervento realizzato da elettricisti esperti, i quali effettuano delle modifiche all’impianto per riportarlo in fase e diminuire l’energia reattiva sotto le soglie consentite.
Di norma si utilizzano dei rifasatori per ridurre lo sfasamento tra tensione e corrente elettrica abbassando l’energia reattiva utilizzata, migliorando sia l’efficienza del sistema elettrico interno che della rete di distribuzione.
Questo può migliorare l'efficienza complessiva del sistema e ridurre i costi associati all'energia reattiva. In generale, il rifasamento è consigliabile se il fattore di potenza è inferiore a 0,90.